L’Economa Generale amministra tutti i beni dell’Istituto in dipendenza dalla Madre Generale sotto la vigilanza del suo Consiglio…( Cost. Art 249) .. animata dalla fiducia nella Provvidenza speciale di Dio sull’Istituto, cerca prima di tutto il Suo Regno…( Cost. Art 251)

Dalla Premessa al Doc Capitolare 2006 “ La Comunità delle FdM: tra profezia ed economia”:

L’economia è una dimensione importante della vita: lo riconosce lo stesso Gesù quando nel Vangelo afferma che il Regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto … è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose … è simile ad una rete gettata nel mare … (cfr. Mt 13, 44-46); quando dice che per costruire è necessario sedersi e fare bene i calcoli e preventivare le spese (cfr. Lc 14, 18); quando elogia il buon amministratore (cfr. Mt 24,45); quando raccomanda di mettere a profitto i nostri talenti (cfr. Mt 25,14-30).

Anche noi oggi dobbiamo

  • scoprire l’importanza di tale dimensione, che ha grandi ripercussioni sulla nostra missione e sulle nostre attività istituzionali;
  • comprendere la necessità di dare maggiore spazio e priorità alla preparazione specifica
  • prendere coscienza del valore della chiarezza, della trasparenza, della condivisione: aspetti indispensabili per non mettere a rischio il senso del nostro vivere e operare come religiose e come FdM.

Occuparsi dell’aspetto economico nelle nostre Comunità è sempre stato compito esclusivo dei Superiori e dell’economa. Oggi la Chiesa raccomanda che tutti i religiosi siano educati e formati alle questioni economiche, alla responsabilità, alla solidarietà, alla condivisione dei beni per contrastare il crescere dell’individualismo che fa perdere il senso del vivere comune e dell’appartenenza. Nessuno può e deve sentirsi estraneo al fatto economico: tutti i membri di una comunità infatti utilizzano delle risorse.

Si tratta di acquisire una visione nuova dell’economia che, secondo il carisma fondazionale della misericordia, sia a servizio del bene comune e sia, nella vita concreta, solidale.

Il nostro Istituto ha affrontato tale problema nel Consiglio d’Istituto 2004 e successivamente, nel 2005, in preparazione al Capitolo Generale, ne ha esteso la riflessione a tutte le Comunità. Ne è risultato uno studio approfondito da cui si parte per avere una più chiara consapevolezza ed una più precisa visione della situazione in cui la nostra Congregazione attualmente si trova e stabilire linee operative comuni ed efficaci al fine di realizzare un uso profetico e carismatico dei beni.

Dalla Relazione sull’Economia da parte dell’Economa Generale ( Capitolo 2012):

Pur dovendo affrontare molte difficoltà economiche, l’Istituto, fin dalle origini, ha sempre cercato di farsi prossimo dei più poveri e di coloro che improvvisamente si sono trovati in situazioni d’indigenza (non solo a causa della crisi ma anche in conseguenza di calamità naturali), attento alle iniziative che di volta in volta provenivano sia dalla Chiesa sia dalle Istituzioni civili.

Le parole d’ordine della nostra economia attuale e futura sono “condivisione-carità-giustizia”, seguendo lo stile evangelico. Nella sua Enciclica Caritas in veritate Benedetto XVI bene esprime questo concetto:

6. «Caritas in veritate è principio intorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa in criteri orientativi dell’azione morale. Ne desidero richiamare due in particolare, dettati in special modo dall’impegno per lo sviluppo in una società in via di globalizzazione: la giustizia e il bene comune.

La giustizia anzitutto. Ubi societas, ibi ius: ogni società elabora un proprio sistema di giustizia. La carità eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire del “mio” all’altro; ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all’altro ciò che è “suo”, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare. Non posso donare all’altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è “inseparabile dalla carità”, intrinseca ad essa. […] Da una parte, la carità esige la giustizia: il riconoscimento e il rispetto dei legittimi diritti degli individui e dei popoli. Essa s’adopera per la costruzione della città dell’uomo secondo diritto e giustizia. Dall’altra, la carità supera la giustizia e la completa nella logica del dono e del perdono. La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo.

7. Bisogna poi tenere in grande considerazione il bene comune. Amare qualcuno è volere il suo bene e adoperarsi efficacemente per esso. Accanto al bene individuale, c’è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene comune. È il bene di quel “noi-tutti”, formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale».

Si tratta di un progetto ambizioso ma non per questo non perseguibile e anche noi FdM possiamo dare il nostro contributo, applicando i valori della solidarietà, condivisione, carità e giustizia prima di tutto all’interno dell’Istituto (bene comune ad intra) e poi nei confronti di coloro che incontriamo grazie al nostro apostolato (bene comune ad extra).

La serena disposizione al sacrificio e alla rinuncia, quando necessario, e l’ottica preziosa di un’economia del risparmio guidano oggi e guideranno l’Istituto, da sempre fiducioso nella Provvidenza di Dio, come voleva la Santa Madre Rossello:

«Facciamo il bene e il Signore ci aiuterà.

La sua Provvidenza non abbandonerà mai»